DALL'INGHILTERRA ALL'ITALIA: CAMPANARI SEMPRE "IN CAMPANA"
DALL’INGHILTERRA ALL’ITALIA:
CAMPANARI SEMPRE «IN CAMPANA»
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I campanari di Verona con Tim Jones (terzo da destra) a Madonna della Fraternità di Verona |
Italia ed Inghilterra hanno in comune molto più di quanto si possa credere. Ad esempio le campane, in Veneto, suonano in maniera molto simile a quanto avviene Oltre Manica. Tanto che un campanaro inglese non ha problemi a manovrare una campana «a sistema veronese», così come un suonatore nostrano dopo un po’ di pratica riesce a far rintoccare una campana in «stile British».
Un ulteriore conferma di tutto ciò è arrivata dal «tour» organizzato domenica 20 marzo 2022 in alcune torri di Verona e provincia per accogliere Tim Jones, campanaro inglese del Devon. Non è la prima volta che Jones, 68 anni, fa visita agli amici veronesi, venendo ogni volta accolto calorosamente dai suonatori locali. Il giro «campanistico» di domenica è stato organizzato da Giulio Veneri, maestro della squadra di Tomba Extra, che ha fatto sperimentare a Jones concerti di varia grandezza e peso.
Ad accogliere Jones, che oltre ad essere responsabile del campanile di St. Paul, a Tiverton, è un sacerdote anglicano in pensione, al secondo campanile della mattinata, quello di Madonna di Dossobuono, c’era anche Michele Cambareri, presidente dell’Associazione suonatori di campane a sistema veronese (Ascsv), il sodalizio che raggruppa le squadre campanarie delle province di Verona, Vicenza, Padova, Mantova e Brescia.
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Michele Cambareri (a sin.) e Tim Jones a Madonna di Dossobuono |
Tim ha dimostrato di saper destreggiarsi nei vari campanili della giornata, suonando come un esperto campanaro veronese. In particolare non ha avuto problemi nel far rintoccare la propria campana seguendo gli ordini cadenzati del maestro, che invece delle note pronuncia, con ritmo cadenzato, gli ordinali corrispondenti a ciascun bronzo, ossia «sestina», «prima», «seconda», «terza», e così via, fino alla «grossa».
Le campane del Papa
Tra i concerti toccati durante la giornata, riportati nella tabella preparata da Giulio Veneri, il primo, quello della Madonna della Fraternità, ha due particolarità. Queste campane, come rivelano gli autori della monografia «Un borgo, una storia: S. Lucia verso i nuovi quartieri», furono benedette da Papa Wojtyla, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco con il nome di San Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Verona nel 1988. Un’altra peculiarità di questo piccolo concerto è il fatto che rappresenta un «concentrato» di tutte le fonderie venete attive nel XX Secolo. Cinque delle sei campane del complesso sono state infatti realizzate nel Veneto. Una campana è della storica azienda Luigi Cavadini e figlio di Verona, attiva fino al 1974, un’altra è stata realizzata dallo Stabilimento pontificio Daciano Colbachini e figli di Padova, ditta ancor oggi esistente anche se ha sospeso la fusione di bronzi nel 2005. Tre campane, inoltre, sono state fuse dalla premiata Fonderia De Poli, l’unica che ancora realizza campane in questa Regione nella sede di Revine (Treviso).
Due sistemi «cugini» per far suonare le campane
Se tra l'Italia e l’Inghilterra non ci fossero in mezzo Francia e Canale della Manica, si potrebbe credere che il sistema di montaggio e suono delle campane nel Regno Unito (ed in parecchi Paesi di lingua anglosassone) e quello diffuso nella Diocesi di Verona e nei territori limitrofi abbiano avuto origine in aree tra loro confinanti, visti i molti aspetti in comune.
Di questo se n’erano accorti tempo fa gli stessi campanari inglesi, che durante i loro viaggi in Italia a partire dagli anni ‘60 avevano notato che tanto sulle torri venete che su quelle del Regno Unito erano presenti sacri bronzi fiancheggiati da grandi ruote per permetterne la rotazione completa tramite le funi. Il «The Ringing World», unico settimanale al mondo dedicato ai suonatori di campane, ovviamente di tradizione anglosassone, già nel 1966 riportava, su un proprio servizio, la visita di un suonatore inglese in un campanile scaligero, quello di Rivoli Veronese, raccontando l’insolita esperienza.
Articolo del The Ringing World del 1966
(archivio Giancarlo Tommasi)
Giancarlo Tommasi, presidente onorario dell’Ascsv, assieme ad Andrea Consolaro, nel 1991 aveva coadiuvato Gianni Mauli nella stesura del libro «Campane nei secoli», in cui venivano riportate, tra le varie nozioni, anche quelle relative ai rapporti tra i campanari inglesi e quelli veronesi, o per meglio dire, veneti. Difatti il primo contatto avvenne grazie ad una lettera inviata dai suonatori di campane della squadra di San Marco di Vicenza al Central Council of Church Bell Ringers (Cccbr), l’organismo che raggruppa tutte le associazioni di suonatori di campane esistenti in Gran Bretagna e nei paesi di lingua anglosassone. Fu così che George Morris, maestro campanaro della società di St. Matthias di Malvern Link, assieme alla moglie Ruth entrò in contatto con il mondo campanario veneto nel 1984. Tale evento fu riportato puntualmente nelle cronache del «The Ringing World».
Negli anni successivi seguirono incontri e scambi culturali tra i suonatori delle due nazioni, culminati con l’affiliazione, dell’associazione dei campanari a sistema veronese Ascsv allo stesso Central Council, dove tuttora i suonatori italiani sono gli unici rappresentanti di un Paese non di lingua o tradizione anglosassone.
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I rappresentanti di Ascsv nel Central council (dal sito https://cccbr.org.uk) |
La visita di George e Ruth Morris nel 1984
raccontata dal "The Ringing World"
Sempre con la consulenza di Tommasi e Consolaro, Mauli nel proprio volume ha tracciato un profilo del sistema inglese, denominato «change ringing». Secondo l’autore tale modalità di suono era già praticata dal 1600. «Il sistema inglese», ha scritto Mauli, «come il Veronese è pure a campane rotanti e conta, nel solo Regno Unito, oltre 5.400 concerti a cui si aggiungono quelli sparsi in Africa, Australia, Nuova Zelanda, Canada, India, Pakistan e Stati Uniti». L’autore ha concluso che quello inglese è l’unico sistema al mondo ad avere maggiore affinità con il metodo veronese «presentando, come quest’ultimo, concerti di cinque, sei, otto, dieci e dodici campane». Entrambi i metodi, tuttavia, differiscono nell’esecuzione. Nel «Veronese» le campane vengono fatte suonare secondo melodie musicali composte dagli stessi campanari od ottenute adattando brani sacri e non al metodo di suono. Le campane inglesi, al contrario, presentano una notevole velocità rotazione, pertanto possono solamente emettere successioni di rintocchi secondo permutazioni matematiche.
Per vedere com'è il sistema inglese di suono delle campane cliccate qui:
Mathematical Impressions: Change Ringing - YouTube
Effetì
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