IL CAMPANILE FATTO CON LE UOVA
Il campanile fatto con le uova
Mentre in questi giorni i principali monumenti d’Italia e del mondo vengono illuminati con i colori della bandiera dell’Ucraina, a Cadidavid, alla periferia di Verona, stasera ci ha pensato la natura, o meglio il Creato, ad aggiungere il blu al giallo che illumina il campanile del paese. E le campane hanno suonato a festa per annunciare l’imminenza della giornata domenicale. Fatte oscillare tramite funi dai campanari coordinati dai maestri Bruno Rocchetto e Giulio Veneri, sicuramente con i loro rintocchi hanno richiamato il desiderio generale che, a quasi duemila chilometri di distanza, pure le «sorelle» di bronzo ucraine possano ben presto annunciare la riconquistata pace in una terra sconvolta da una guerra tanto inconcepibile quanto anacronistica per i nostri tempi.
Di guerre, in centodieci anni, ne ha viste passare diverse - in primis i due conflitti mondiali - «El Campanil dei ovi». La torre campanaria di Cadidavid è popolarmente nota con questo nomignolo dialettale, che significa «campanile fatto con le uova» poiché per la realizzazione del monumento alto 75 metri, costruito tra il 1894 ed il 1902, i parrocchiani contribuirono con offerte in natura, come le uova prodotte dalle loro galline.
Per i campanari veronesi il campanile di Cadidavid rappresenta un «monumento nel monumento». La sua cella campanaria, difatti, ospita un complesso di nove campane, intonate in Si bemolle maggiore, secondo in provincia solo al più pesante complesso di 11 campane installato sulla torre della cattedrale di Verona.
Il «campanone», gettato nel 1903 e rifuso nel 1927 pesa 2.413 chilogrammi ed è al quinto posto tra i «big» dei sacri bronzi scaligeri, preceduto dalla campana più grande del Duomo di Verona, di 4.566 chilogrammi; dalla «vecchia» grossa dello stesso concerto, ora a terra perché lesionata, di 4.454 chilogrammi; dal Rengo, campana civica della Torre dei Lamberti, di 4.200 chilogrammi e dalla seconda campana in ordine di grandezza dopo la maggiore nella cattedrale scaligera, che tocca i 2.732 chilogrammi (cfr. censimento campane a cura di Matteo Padovani sul sito www.scuolacampanariaverona.it).
Cento anni di storia
Nel 1903, dunque, fu inaugurato il gran concerto di nove campane, fuso dalla Fonderia Vescovile Luigi Cavadini Figlio di Verona, assieme al «campanil dei ovi». Quel 17 agosto rappresentò una tappa storica per l’arte campanaria scaligera. Fu in quella giornata che venne organizzato il primo «Grande concorso di campanari» che diede poi il via ad una tradizione di gare tra squadre di suonatori, svoltesi sui vari campanili delle provincie di Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Mantova. Quella prima competizione, per quel che concerne la categoria di suono con tutte e nove le campane fu vinta dalla squadra cittadina di San Giorgio. Personalmente ricordo la gara del luglio del 1988, vinta dalla squadra di Colognola ai Colli che si aggiudicò una riproduzione in scala del «campanil dei ovi». Avevo 11 anni e mi feci accompagnare alla manifestazione da mio padre: ricordo ancora l’impressione che mi fecero i bronzi che roteavano alle finestre del campanile. In alcune aperture erano (e sono tuttora presenti) tre campane contemporaneamente. Vicende e aneddoti della torre di Cadidavid, quasi vent’anni fa, furono raccolti nella pubblicazione «Campanile di Cadidavid cent’anni di vita», pubblicata per il centenario dell’inaugurazione.
Il volume pubblicato nel 2003 |
Il maestro
Pietro Sancassani, chi era costui? Della formazione di San Giorgio che vinse nel 1903 faceva parte Pietro Sancassani (1881-1972), maestro campanaro della città di Verona che ha avuto il merito, assieme ad un altro celebre suonatore cittadino, Mario Carregari (1911-1997), di diffondere e innovare la tecnica di suono «alla veronese», così definita perché originata e perfezionata a partire dalla fine del XVIII secolo sul campanile cittadino della chiesa di San Giorgio in Braida. La Scuola campanaria Verona, nel suo sito (www.scuolacampanariaverona.it), fornisce una spiegazione dettagliata di questo metodo di suono, così come altre indicazioni specifiche si trovano sulle pagine web dell’Associazione italiana di campanologia (www.campanologia.org). Nel 1983 è nata l’Associazione suonatori di campane a sistema veronese (Ascsv) allo scopo di tutelare quest’antica arte di suono (www.campanesistemaveronese.it).
"Le mie campane" di Pietro Sancassani (pubblicato postumo nel 2001 a cura di Luciano Rognini, Laura Sancassani e Giancarlo Tommasi) |
Tornando a Sancassani, egli fu l’autore di un diario manoscritto dedicato alla vita campanaria veronese fra la fine dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento e pubblicato postumo con il titolo «Le mie campane». Tra i meriti di Pietro Sancassani vi fu l’introduzione, nelle squadre campanarie, del «maestro». Ovvero di quella figura che, all’interno del gruppo, coordina i vari suonatori, leggendo uno «spartito» dove le note sono sostituite dai numeri delle campane, in modo da ottenere con i complessi di bronzi in movimento delle vere e proprie esecuzioni musicali. Sancassani ha frequentato anche il campanile di Cadidavid: lo testimonia un’asse di legno, che sovrasta la scala di accesso alla camera di suono dei campanari, su cui compare la firma del maestro veronese assieme a quelle di altri suonatori locali.
La trave "firmata" da Pietro Sancassani e da altri campanari all'interno del campanile di Cadidavid Campanari durante un concerto a Cadidavid nel 2018 |
Effetì
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